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Attraverso le lettere scritte ai genitori e ai documenti richiesti a diversi enti sono state ricostruite le vicissitudini di quattro dei 650.000 militari italiani che, all'armistizio del 1943, sono finiti nei terribili campi di prigionia del III Reich. Considerati da Hitler non come prigionieri di guerra ma come IMI, cioè: internati militari italiani, non godevano della tutela della Convenzione di Ginevra e lasciati anche da Mussolini (dimentico della propria responsabilità) alla mercé dei nazisti, che inflissero loro nefandezze di ogni genere definendoli traditori, neanche avessero firmato personalmente la resa italiana. Per il coraggio dimostrato a non aderire alla Repubblica di Salò che avrebbe risparmiato 20 mesi di fame, freddo e paura, la loro è stata definita: "Resistenza disarmata".